MONUMENTI DI ADRANO

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IL CASTELLO NORMANNO

Il monumentale castello normanno si erge al centro della cittadina di Adrano. Esso rappresenta, assieme al Ponte dei Saraceni, il maggiore monumento di età medievale presente nel territorio. L’edificio, correttamente definito “donjon” riproduce una tipologia castellare portata in Sicilia dai Normanni, a seguito dell’occupazione dell’isola a partire dal 1061. Esempi di donjons che presentano forti affinità al nostro sono a tutt’oggi presenti in terra di Normandia e nel sud dell’Inghilterra.
Il dongione di Adrano assieme a quello di Paternò ha avuto funzione di controllo militare della Valle del Simeto, dopo la consolidata conquista normanna e, a differenza delle semplici torri, ha avuto una funzione sia militare sia residenziale. Ciò è facilmente visibile dalla chiusa cortina muraria dei primi due fuori terra mentre i piani superiori si caratterizzano da ampie finestrature necessarie per le funzioni abitative.
Il piano terra probabilmente legato alle necessità prettamente militari, era sede di guarnigione mentre il piano primo, con l’ampia sala esposta ad est, aveva funzione di accoglienza e udienza. E’ ancora visibile la porta d’ingresso all’edificio, esposta ad est e sita ad oltre cinque metri dal livello del terreno.
Il secondo piano, ad uso residenziale, è caratterizzato da una piccola cappella, chiamata “degli Sclafani” di probabile origine trecentesca, con semi-pilastri alle pareti e costoloni a crociera che ne ingentiliscono in modesto ambiente. Presente nel catino dell’abside esposta ad est, un Cristo Pantocrator inscritto in un clipeo cinto da angeli in adorazione.
I piani superiori, sicuramente destinati alla servitù, non presentano particolarità di rilievo se si fa eccezione per un camminamento interno ad uso difensivo che si sviluppa per tutti i quattro lati del castello, realizzato nell’intercapedine della muratura esattamente sotto al probabile camminamento di ronda esterno alla sommità dell’edificio.
Il dongione inoltre pur ancora riconoscibile nella sua tipologia originaria, ha visto l’aggiunta di una cortina muraria bastionata “a scarpa” con torrette angolari, che cinge tutto il piano terreno. L’intervento, sicuramente iniziato a partire dalla fine del 1400, nasce a causa delle nuove necessità di difesa passiva dovute all’introduzione dell’uso delle armi da fuoco.
Il castello di Adrano, fino al 1956 è stato usato come carcere mandamentale ma successivamente dismesso è stato destinato, grazie alla volontà politica del’Amministrazione dell’epoca ed alla impegno istituzionale dell’Ente di tutela dell’allora Soprintendenza ai beni architettonici, ad Antiquarium Statale per racchiudere e custodire le pregevoli testimonianze archeologiche ed etno-antropologiche del territorio simetino-etneo.

Per avere maggiori informazioni sul castello normanno di Adrano, scarica il pdf.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO

Il Museo è ospitato nel Castello Normanno, un imponente edificio ubicato al centro della piazza principale della città di Adrano (Catania).
Esso espone materiali provenienti sia da scavi regolari che da recuperi occasionali relativi al territorio adranita e ad altre aree della Sicilia centro-orientale, essendo stato, nel passato, luogo di raccolta anche di materiali provenienti da zone diverse da quella di Adrano.
Accanto alle raccolte archeologiche che ne costituiscono il nucleo preminente e fondante, il Museo ospita una biblioteca, un archivio e una sezione dedicata alle collezioni storico-artistiche.

INGRESSO

Biglietto intero: € 4,00 (maggiori di 24 anni)

Biglietto ridotto: € 2,00 (dai 12 ai 24 anni n.c.)

GRATIS: Bambini fino a 12 anni n.c.

Prima domenica del mese (INGRESSO GRATUITO)

ORARI

Dal Lunedì al Sabato – Dalle ore 9:00 alle 19:00

Domenica: 09:00 alle 13:00

Prima domenica del mese: Dalle ore 9:00 alle 19:00

IL TEATRO BELLINI

Uno dei monumenti più significativi della città di Adrano è il teatro “Vincenzo Bellini” .
Fin dalla prima metà del ‘700 accanto alla chiesa degli Agonizzanti, distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sulle rovine della chiesa di San Vito dove sorge l’attuale teatro, esisteva una piccola sala, dove sotto richiesta del Rettore della Chiesa della Catena Nicolò Ciancio Pisano, venivano messi in scena i panegirici in onore della Madonna della Catena e altri drammi sacri.
La prima distribuzione planimetrica risulta da una descrizione dell’atto notarile di Don Francesco Palermo del 24 agosto 1742. L’impianto era composto da un ampio stanzone su cui erano ricavati una serie di palchi in legno destinati ai ceti nobiliari ed una gradinata per i ceti borghesi.

IL MONASTERO DI SANTA LUCIA

L’abside, in cui fa spicco l’altare maggiore riccamente decorato, è voltato con una cupola. Fra le strutture settecentesche, emergono gli altari marmorei, un coro rococò e il maestoso altare centrale con copertura a baldacchino. Nel primo altare a destra, emerge Santa Lucia condotta al supplizio, tela del 1843 realizzata dal catanese Giuseppe Rapisardi. Nel primo altare a sinistra, è posizionato il dipinto La Morte di San Benedetto, della scuola di Olivio Sozzi.

Importante, dal lato artistico, è anche la sontuosissima cortina, capolavoro che adorna l’altare maggiore ricamata in oro e seta. L’unica scultura in marmo è il paliotto dell’altare maggiore, scultura dell’età precedente, commissionata probabilmente durante i lunghi anni intercorsi dall’inizio dei lavori al loro completamento. Assieme al paliotto dell’altare maggiore una piccola icona bizantina, che rappresenta il volto di Cristo, costituisce l’oggetto più antico fino ad oggi noto della Chiesa di Santa Lucia.

IL PONTE DEI SARACENI

Il Ponte dei Saraceni di Adrano dalla pregevole architettura ad archi acuti, le cui origini sono ancora oggetto di studi e ricerche rappresenta una delle maggiori testimonianza di epoca medievale della nostra città,. Sicuramente il termine Saraceni deriva dalla presenza, accertata in alcuni Diplomi di epoca normanna, di un casale abitato da siciliani di lingua araba, testimonianza della residua presenza islamica nell’isola.
Tra le ipotesi più accreditate sulla sua genesi, c’è quella che vede l’origine romana del ponte e il suo successivo completamento in epoca islamica. Tuttavia, da studi recenti si ipotizza altresì la possibile origine normanna, riscontrabile nelle basi del ponte, con la realizzazione, nella sua configurazione attuale, nel successivo periodo nei sec.li XIII-XIV.
La resistenza del ponte a varie intemperie, come diverse esondazioni del Simeto, non ne ha tuttavia danneggiato la struttura medievale. Sino agli anni ’50 del sec. scorso veniva attraversato da mezzi meccanici, per cui, dopo l’alluvione del 1848 furono inseriti gli ultimi due archi in cem.armato da un infelice “restauro” eseguito dal Genio Civile di Catania per il ripristino della viabilità.
Oltre alle valenze architettoniche del ponte, desta particolare rilievo l’aspetto naturalistico del sito, che tanto impressionò il grande archeologo Paolo Orsi, quando, a inizio ‘900 visitava i resti della vicina città indigena de Mendolito. Il sito, caratterizzato da forre laviche entro le quali scorre il Simeto, presenta particolari aspetti paesaggistici, a partire dalle rocce laviche levigate dalle acque, dalle spiaggette sabbiose ricavate nelle anse del letto del fiume, dalla natura che ci riporta ad una Sicilia antica e primitiva, e non ultime per le valenze naturalistiche, per la bio-diversità del sito inserito nella rete Natura 2000 come SIC, Sito d’interesse Comunitario oltre ad essere stato individuato come “Riserva Naturale Integrale delle Forre laviche del Simeto”, istituita dalla Regione Sicilia nell’anno 2000.
Tra le curiosità dell’area spicca Il salto del pecoraio (u sautu du picuraru) dove, in un ambito di restringimento delle pareti laviche, è possibile, appunto con un solo salto, passare nell’altra sponda del fiume, evidente riferimento al transito delle greggi e dei pastori nell’attraversamento del fiume.
Il 22 gennaio del 2015, “la Repubblica.it” ha inserito il nostro Ponte dei Saraceni, per le sue qualità architettoniche, come uno dei ponti più belli d’Italia.

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LA CHIESA MADRE

Il luogo scelto fu il piano della Cuba a memoria, forse, di una preesistente chiesetta a cupola . Si presume che la prima costruzione fosse ad unica navata senza cappelle laterali e senza abside. Nello stesso anno si innalzò l’edificio della cupola rivestito da brillanti mattoni di Valenza. Il prospetto esterno della facciata constava di un bel portale centrale più due porte secolari laterali.

Sopra il portale era collocata una statua marmorea rappresentante la Vergine Assunta, cui è dedicata la Chiesa. L’attuale impianto planimetrico è a croce latina con tre navate e un transetto terminante con due cappelle dedicate una al Sacro Cuore di Gesù e l’altra al SS. Posta su di un piedistallo mobile, si trova anche una statua della Madonna. Nella seconda cappella si ammira il dipinto di Luis Morales raffigurante «L’ultima cena», tela posta sull’altare ci centro.

Sopra l’altare di destra è posta la statua di San Vincenzo diacono e martire, patrono di Adrano. Nella cappella sono posizionate altre quattro tele attribuibili alla scuola di Zoppo da Gangi. L’architettura interna della chiesa è semplice per la corretta disposizione planimetrica e risulta grandiosa per le decorazioni degli stucchi, di stile corinzio misto ben armonizzato al barocco. Nicolò Politi, sulla sinistra dedicata a Maria SS.

Il prospetto, nella parte bassa, si presenta ripartito in tre corpi distinti da paraste in pietra lavica con tre portali in corrispondenza degli ingressi alle tre navate. Il portale centrale, il più grande, è arricchito da quattro colonne, due per lato, sormontate da un timpano barocco. Le sopradette colonne, in pietra basaltica, si ritengono di costruzione precedente alla Chiesa stessa. Si narra, infatti, che trattasi delle stesse colonne del vicino tempio del dio Adranon.

 

 

PALAZZO BIANCHI

 

Il 5 Giugno 1568, un gruppo di nobili adornesi nel palazzo dei Nobili Bianchi fondarono una confraternita con l’approvazione di don Cesare Moncada e in seguito sorse l’ospedale chiamato Monte di Pietà. Dal 1833 l’ospedale fu gestito dalla direzione provinciale degli ospizi e dalla seconda metà del secolo XIX, dalla «Congregazione di Carità». Il palazzo, costruito di fronte al castello, sopra il livello della piazza, consta di due piani.

 

IL GIARDINO DELLA VITTORIA

Verso il 1920 incominciò a nascere l’idea di creare nella zona di fronte al Monastero di Santa Lucia, allora detto « Piano delle Rose», un Giardino Pubblico, idea che si concretizzò dopo la fine della prima guerra mondiale per onorare i 299 giovani caduti nel corso di tale guerra. Fu commissionata all’artista Angelo La Naia, già affermato pittore e scultore, un’opera in bronzo per commemorare i caduti nella I Guerra Mondiale. La guerra ha apportato numerosi danni ai giardini, causati non solo dai bombardamenti, ma pure dagli stessi cittadini che, per procurarsi il «tabacco» scavavano gli stipiti delle palme lasciando profonde cicatrici, ancora oggi visibili.

LE MURA DIONIGIANE

Le possenti mura laviche risalgono allo stesso periodo di fondazione della città di Adrano che, nell’intenzione di Dionigi il Vecchio, doveva essere non una città vera e propria bensì una fortezza. Infatti, le sue mura cominciavano dall’orlo della «Rocca Giambruno» e continuavano fino in contrada Fraiello, quindi si svolgevano verso Biviere, Giobbe, piazza dell’Erba o Giacomo Maggio, fin dietro alla Cappella del Crocifisso della Chiesa di San Francesco. Di là le mura ritornavano indietro fino all’orlo della «Roccia della Mola», presso l’antica Chiesa di Santa Maria della Consolazione . L’interno ad ovest delle mura di contrada «Difesa» costituiva l’area urbana della città dionigiana, oggi in gran parte scomparsa per la creazione di numerosi settori urbani.

Chiesa di Sant'Agostino

Il convento di Sant’Agostino sembra risalire al 1275, al tempo di Carlo I D’Angiò. La Chiesa del convento, sotto il priorato del Rev. Il convento era costituito, oltre che dalla Chiesa, da ampi ma incompleti locali al piano terra e da un piano costituito da un lungo corridoio comprendente 10 camerette, una cucina e un refettorio. Oltre all’edificio, il convento possedeva diversi terreni adibiti a chiusa, di cui alcuni adiacenti al convento stesso, altri siti al punto in cui sorgeva l’antico convento, cioè in contrada «Sciarotta».

Il comune successivamente adibì ad ospedale civile parte dell’ex convento, con atto di cessione datato 15/1/1868, e la chiesa veniva consegnata al priore Antonio La Naia. Successivamente, con atto di permuta datato 24/8/1897, parte dei locali dell’ex convento fu ceduta alla congregazione di carità.

Chiesa di “San Pietro”

La Chiesa di S. Pietro sorge nel xv secolo, anche se probabilmente esisteva già un altro sito forse nello stesso posto di adesso e poi riedificata. Pietro sotto il titolo «De Vinculis». I beni di questa Chiesa per molti anni furono amministrati dalla Confraternita di San Pietro Apostolo. La chiesa col suo campanile costituisce un elemento di notevole bellezza per l’ambiente circostante. Il grande portale in pietra lavica, costituito da una coppia di colonne sormontate da modanature, che raccordano l’ampia finestra superiore, costituisce l’unico elemento caratterizzante il prospetto della chiesa vera e propria che si stacca dall’edificio alla sua destra per mezzo di una semplice parasta anch’essa in conci di pietra lavica.

Chiesa di “San Nicolò Politi”

Secondo il manoscritto di Onorato Colonna risalente al XVII secolo, la posa della prima pietra della chiesa avvenne il 10 Settembre 1670, per volontà del barone Giuseppe Spitaleri di Muglia e Intorrella, nel luogo in cui secondo antichissime tradizioni nacque ed abitò San Nicolò Politi. In seguito Natalizio Gualtieri, cieco dalla nascita e devoto al Santo, donò alla Chiesa onze due di rendita garantendola annualmente. La Chiesa, che sorge sull’omonima piazza, venne distrutta dal terremoto nel 1693 e riedificata nel 1791 a spese pubbliche. La facciata della Chiesa fu rifatta nel corso del secolo XIX.

Un breve video documentario che racconta le bellezze storico architettoniche di adrano e le principali tradizioni e tipicità del nostro territorio.